Le abbondanti ed eccezionali precipitazioni che hanno interessato Istanbul nei scorsi giorni hanno portato alla cancellazione di centinaia di voli creando non pochi disagi ai passeggeri in arrivo e in partenza dalla fu Costantinopoli. Oltre 500 gli Italiani bloccati nella città sul Bosforo e molti altri quelli fermi in altri aeroporti del mondo, in attesa che lo scalo di Atatürk tornasse operativo.

Situazioni che nulla hanno di eccezionale, se non che avvengono in Turchia. E questo deve essere stato il pensiero delle varie redazioni che, a partire da Lunedì 9 Gennaio, hanno iniziato a pubblicare veri e propri bollettini di guerra.

“Siamo terrorizzati” , “abbiamo i militari con il mitra spianato”, “In questo aeroporto (Atatürk) c’era stato un attentato in cui sono morti pendolari come noi”, “non ci permettono di prendere i bagagli”, “fanno partire altri e non noi”, “non ci dicono niente”, “ore di fila per prendere un nuovo biglietto”.

Tuttavia se testate come Il Sole 24 si sono limitate a riportare il disagio, sottolineando che la perturbazione che ha interessato il Bosforo sta creando disagi anche in Italia e in altri paesi europei, altre come Repubblica.it o La Stampa puntano il dito sull’inefficienza della gestione dell’Emergenza da parte i Turkish Airlines e dell’Ente Aeroportuale Turco, dando voce alle rimostranze di alcuni passeggeri bloccati all’aeroporto:”Siamo terrorizzati” , “abbiamo i militari con il mitra spianato”, “In questo aeroporto (Atatürk) c’era stato un attentato in cui sono morti pendolari come noi”, “non ci permettono di prendere i bagagli”, “fanno partire altri e non noi”, “non ci dicono niente”, “ore di fila per prendere un nuovo biglietto”.

Sarebbe stato facile, conoscendo il paese e con un minimo di buon senso, contestualizzare le dichiarazioni evidenziando che:

  • la presenza dei militari è stata incrementata proprio per aumentare la sicurezza dopo l’attentato dello scorso anno;
  • che il non ritiro dei bagagli in transito è una procedura normale, anche per evitare il disagio di imbarcarli nuovamente e dei conseguenti ulteriori ritardi nel momento in cui i voli sarebbero ripresi;
  • che Atatürk è un hub internazionale che fa milioni di transiti quotidianamente e che gestire un tale flusso può richiedere tempi un po’ più lunghi rispetto ad aeroporti più piccoli;
  • che se voli sono fermi in Kenya o Shanghai è perché  le condizioni meteo non consentivano l’arrivo in sicurezza dei voli;
  • che se alcuni voli partono prima, è probabile che fossero in coda da più tempo (non lo sappiamo con certezza, ma controllare il tabellone potrebbe aiutare)

E’ chiaro che, applicate queste considerazioni, la notizia si sarebbe esaurita al primo lancio ed al massimo sarebbe stata ripresa una volta risolta la situazione.

Ma siamo in Turchia, l’Atatürk aveva subito un attentato, a Capodanno l’Isis aveva provocato 39 morti al Reina e a Izmir (Smirne) il PKK aveva portato a termine un attentato. Quindi è sembrato doveroso trasformare un normale disagio, come quello successo al JFK di New York qualche anno fa, in un caso semi-diplomatico.

Le reazioni sulla disinformazione fatta dai quotidiani, comunque e per fortuna, sono state numerose, in particolare dagli italiani residenti in Turchia. Subito è sembrato che fosse un tentativo di scredito rivolto alla Turkish Airlines, tanto che Repubblica.it stessa, in un articolo a firma di Katia Riccardi, apre sottolinenado come “le ripercussioni dell’interruzione per “condizioni atmosferiche negative” hanno infatti causato la cancellazione, oltre che di tutti i voli interni della Turkish Airlines, anche di quelli internazionali in partenza e in arrivo allo scalo sul Bosforo“, aggiungendo anche la considerazione di altri due passeggeri bloccati a Sharm el Sheikh:

“La nostra Meridiana aveva partenze ieri su Bergamo e giovedì su Malpensa ma non accetta richieste. Se invece acquistiamo sul loro sito privatamente, ovviamente a cifre folli, i posti magicamente ci sono! Succede anche ad altri stranieri bloccati qui, come noi. È chiaro che alle altre compagnie questa situazione fa comodo per screditare Turkish Airlines: insomma oltre che vittime del maltempo siamo anche vittime della concorrenza fra compagnie aeree“.

Questa potrebbe essere la sintesi della polemica di questi giorni. Un caso di estremo disagio dovuto a maltempo, trasformato in un caso diplomatico per screditare una società e un paese.