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Mentre gran parte dell’Europa e degli Stati Uniti nella notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre hanno spostato indietro le lancette di un’ora, in Turchia nulla è cambiato, almeno in apparenza.

Infatti, tralasciando i problemi contingenti legati all’aggiornamento automatico di PC e cellulari che hanno inizialmente creato smarrimento in alcuni, il mancato spostamento delle lancette ha automaticamente collocato la Turchia nella fascia oraria GMT (Greenwich Mean Time) +3:00, la stessa zona utilizzata da Mosca (Russia), Riyad (Saudi Arabia), Doha (Qatar), Kuwait.

Il cambio della fascia oraria di riferimento ha portato la Turchia ad “allontanarsi” di un ora dai propri partner commerciali principali (Europa), azzerando di contro le distanze con quelli dell’Eurasia e del Medioriente. L’effetto di tale scelta, da un punto di vista operativo, è sentito principalmente dagli esportatori che operano con l’Europa, costretti a rivedere la pianificazione e l’organizzazione dei propri trasporti sulla base del nuovo orario.

Sul versante Eurasiatico, invece, il passaggio alla nuova fascia oraria sembra andare incontro alle partnership che Ankara sta siglando proprio con Russia, Saudi Arabia e i paesi Africani (quali ad esempio Somalia e Madagascar) che si trovano nello stesso fuso orario.

Molti analisti e commentatori, su queste azioni, hanno visto una precisa scelta da parte di Ankara di voler agevolare lo sviluppo di nuovi mercati Eurasiatici e Mediorientali.

L’export Turco con i paesi in GMT +03:00.

Oltre alla Turchia, sono 21 i paesi che utilizzano il fuso orario GMT +03:00:

  • Europa: Bielorussia, Russia (Mosca), Repubblica Turca Cipro del Nord
  • Africa: Comoros, Djibouti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Madagascar, Mayotte, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Tanzania, Uganda
  • Asia: Bahrain, Iraq, Kuwait, Saudi Arabia, Yemen, Qatar

Secondo i dati di Turkstat, di questi sono 19 i paesi verso cui la Turchia effettua esportazioni, ad esclusione di Djibouti e Sud Sudan.

Prendendo a riferimento i dati 2010 – 2016 le esportazioni turche in area GMT +03:00 sono diminuite del -24%. Escludendo la perfomance più alta (Somalia: +1777,8%) e quella peggiore (Russia: -75,79%), la media dell’area nello stesso periodo di riferimento è di -1,19% contro un calo generale del -8,48%.

Relativamente all’incidenza sul totale dell’Export, l’area a settembre 2016 rappresenta il 10,77% dell’intero export, in calo rispetto al 2010 quando incideva per il 12,97%. Diminuzione che ha iniziato a farsi sentire nel 2014 la contrazione delle esportazioni, dopo 3 anni di incremento, hanno segnato un -8,3% rispetto all’anno precedente. Segno negativo che è andato a peggiorare negli anni successivi sino a segnare, a Settembre scorso, -39,6%.

Qui, tuttavia, gioca un ruolo fondamentale la situazione in Iraq che incide per il 47% sulle esportazioni in GMT +3:00 ed i rapporti tra Saudi Arabia (21% dell’export) e Yemen. Sul fronte Russo la ripresa delle relazioni fa prospettare un incremento dei ricavi e un recupero delle quote. Nel 2010 la Russia rappresentava il 31% delle esportazioni. Nel 2016 la sua quota si è ridotta al 10%.

La scelta di variare la zona oraria, quindi, sembrerebbe motivata più a recuperare le posizioni commerciali rispetto allo sviluppo delle stesse.

I rapporti con la UE, primo partner con export in crescita

Ad oggi il primo partner commerciale per la Turchia è l’Europa, dove Germania e Italia occupano il primo ed il quarto posto tra i partner commerciali per l’export. Da Gennaio a Settembre 2016, secondo i dati di TurkStat, le esportazioni della Turchia verso l’Europa sono aumentate dello 0,4%, riconfermando la Germania come primo mercato di destinazione e l’Italia come terzo mercato di riferimento.

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Le esportazioni verso l’Unione Europea, nei primi nove mesi del 2016, hanno rappresentato il 48,5% del totale in aumento di due punti percentuale rispetto al 2010. Il punto più basso di incidenza del mercato europeo si è registrato nel 2012 quando l’export turco verso i paesi dell’unione pesava per il 39% sul totale. Successivamente il ruolo dell’Europa come mercato di sbocco è tornato progressivamente a crescere.

Tuttavia i dati di variazione evidenziano che a partire dal 2015 le esportazioni hanno preso un trend negativo consistente. Infatti in quell’anno le spedizioni dalla Turchia all’Unione sono diminuiti del -8,74% e a settembre di quest’anno hanno fatto segnare il record negativo del -27,5%, superiore al calo globale delle esportazioni che ha registrato -21%.

Se tuttavia dal 2010 al 2016 le esportazioni turche sono calate mediamente del -4,5%, quelle verso la UE nello stesso arco di tempo sono diminuite dell’8,5%.

Ciò nonostante l’Unione Europea rimane il primo mercato di sbocco per i prodotti Turchi. All’interno di questo mercato la Germania continua a far la parte del leone con una quota di mercato del 21%, anche se il volume complessivo delle esportazioni è in diminuzione (2010-2016: -10,43%), così come per la Francia che riceve il 9,13% delle esportazioni turche verso l’Europa ma ha registrato un calo del -26,82% in 6 anni. Relativamente all’Italia, il Bel Paese rappresenta il 10.76% del mercato Europeo, in calo del -16,62% dal 2010 ad oggi.

Ancora legata all’Europa

La Turchia è fortemente dipendente dalle importazioni ed ha bisogno di maggiore export per poter bilanciare il proprio commercio estero e diminuire il deficit.

Nel mese di settembre 2016, le esportazioni dalla Turchia sono scese generalmente del -5,6% rispetto allo stesso mese del 2015 e le importazioni sono diminuite non appena del -0,7%, non cambiando sostanzialmente l’equilibrio della bilancia commerciale che ha generato un deficit di 4,6 miliardi di dollari.

La Turchia ha una economia principalmente basata sulla trasformazione, in particolare nel settore meccanico. Per questo motivo l’apertura a mercati dell’area eurasiatica e mediorientale, a differenza di quelli europei, potrebbero permettere un aumento delle esportazioni e, di conseguenza, il riequilibrio della propria bilancia commerciale.

I dati, comunque, mostrano una economia ancora fortemente dipendente dal mercato europeo per le esportazioni. Osservando il grafico di andamento, infatti, si nota subito come la variazione globale dell’export turco sia strettamente correlata all’andamento del mercato europeo.

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Pertanto, sebbene nell’ottica di prospettiva l’intenzione possa essere quella di agevolare il commercio estero in uscita verso nuovi mercati e quindi differenziare le fonti di ricavo e riequilibrare così la bilancia commerciale, si tratta di un processo che richiederà alcuni anni, soprattutto data la delicata situazione geopolitica in cui si trovano i paesi del GMT+3 a cui la Turchia sembra guardare come mercati di sfogo.

Finché l’area non tornerà ad essere stabile, la Turchia inevitabilmente dovrà tenersi stretto il mercato europeo che rappresenta ancora quasi la metà del suo Export e deve augurarsi che le tensioni tra Bruxelles e Mosca non si aggravino ulteriormente, per non trovarsi a subire la doppia pressione da parte della Russia, con cui a fatica sta ricucendo lo strappo, e dell’Europa che è ben consapevole della propria importanza commerciale per la Turchia.